Bu e Bun: Le arti della guerra e della pace

01 Giugno 2023

 

Oltre a una grande abilità strategica e militare, la maggior parte dei samurai doveva essere esperta nelle arti civili. L'equilibrio ideale del guerriero tra abilità militari e artistiche è ben colto in questa descrizione del daimyō Hosokawa Yusai (1534-1610):

 

Rinomato per la sua eleganza, è un uomo completo che combina arti [bun] e armi [bu]. Uomo di nobiltà, discendente del sesto nipote dell'imperatore Seiwa, era un sovrano dotato di una dignità impressionante e di un decoro stimolante... Costruì uno splendido castello, maestoso, bello e alto... Discuteva di stili poetici cinesi e recitava a memoria gli insegnamenti segreti della poesia giapponese…

 

Sebbene Minamoto Yoritomo, il primo shogun del Giappone, esortava i guerrieri a non mostrare eccessivo interesse per la cultura di corte, già alla fine del XIII secolo le attività letterarie - composizione poetica e lettura di testi classici cinesi e giapponesi - erano parte integrante della vita dei guerrieri. Nel XVII secolo, il regolamento militare imponeva addirittura ai samurai di dedicarsi a tali pratiche. Le arti della pace e della guerra, compresi il tiro con l'arco e l'equitazione, dovevano quindi essere perseguite con la massima attenzione. Da sempre la regola è stata quella di praticare "le arti della pace con la mano sinistra e quelle della guerra con la destra”, padroneggiando entrambe.

 

Questa enfasi sulle competenze culturali derivava dalla necessità dei samurai di governare le terre acquisite con la guerra. Per governare era necessario essere alfabetizzati, poiché per redigere i documenti, i samurai dovevano avere almeno un minimo di abilità nella calligrafia e di conoscenza delle convenzioni letterarie. La loro capacità di partecipare alle arti di corte, come i versi classici giapponesi (waka), rafforzava l'autorità del samurai, conferendo dignità e prestigio ai guerrieri che frequentavano i circoli aristocratici. Come i nobili, i samurai partecipavano spesso a incontri sociali in cui venivano recitate, scritte o scambiate poesie. I figli dei samurai dovevano inoltre prepararsi alla vita studiando la letteratura cinese e giapponese, nonché i testi confuciani, accanto alle abilità marziali quali il tiro con l'arco e l'equitazione. Le poesie venivano inoltre usate per recitare preghiere per la vittoria in battaglia e per comunicare con guerrieri di altre regioni.

 

 

Tra gli altri passatempi, i samurai di alto rango erano spesso avidi amanti della pittura. Il mecenatismo guerriero nei confronti di pittori e artigiani fece progredire le arti visive per tutto il periodo del dominio militare e i daimyō facevano a gara per riempire le loro dimore e i loro castelli di paraventi dai colori brillanti e di oggetti splendidamente decorati per l'uso quotidiano. Oltre agli oggetti importati dalla Cina o ai quadri ispirati agli stili pittorici cinesi, i preferiti erano i paraventi dipinti con scene naturalistiche o con soggetti più legati al mondo dei guerrieri come la falconeria, le corse di cavalli e la caccia ai cani.

 

Il teatro Nō, una forma tradizionale di teatro, era un'altra attività culturale apprezzata dai samurai. Spesso tratti da fonti letterarie classiche, i drammi Nō enfatizzano i temi buddisti e si concentrano sulle emozioni di un personaggio principale tormentato dall'amore, dalla rabbia o dal dolore. Il condottiero Toyotomi Hideyoshi studiò e recitò egli stesso in opere Nō, anche durante le campagne militari. Il Nō era preso così sul serio che durante il periodo Edo (1615-1868), ogni famiglia daimyō aveva una dotazione completa di abiti, maschere e strumenti musicali per la rappresentazione di tali opere teatrali.

 

Infine, molti samurai erano dediti alla "Via del tè" (Chado, noto anche come Chanoyu, lett. "acqua calda per il tè"). Nella sua forma più semplice, il tè è un incontro durante il quale si riscalda l'acqua, si prepara e si serve il tè e si conversa tra il padrone di casa e gli ospiti. Inizialmente i guerrieri praticavano forme elaborate di cerimonia del tè, che a volte prevedevano numerosi raduni che includevano anche altre attività sociali. Hideyoshi e Nobunaga, due dei più potenti signori della guerra del Giappone, erano entrambi ferventi collezionisti di utensili per il tè, realizzati secondo un gusto semplice ed essenziale che ancora oggi conta appassionati e collezionisti in tutto il mondo. 

 
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