L'iconografia del Buddha, che visse in India tra il 6º e il 5º secolo a.c, ebbe origine tra il nord dell’India e gli attuali Pakistan e Afganistan nel primo secolo dopo Cristo. Nei secoli seguenti, le rappresentazioni scultoree del Buddha e del vasto Partenone di divinità buddiste, divennero un’importante tradizione artistica in praticamente tutte le civiltà tra l’Afghanistan e il Giappone, in cui arrivò durante il periodo Nara, a metà del 6º secolo.
Le sculture Buddiste spaziano da piccole miniature a figure gigantesche e sono praticamente sempre realizzate in legno.
Di seguito ecco qualche consiglio per chi desiderasse avvicinarsi al collezionismo in questo particolare campo dell’arte giapponese.
1. Familiarizzare con i materiali e le espressioni facciali
Le immagini buddiste sono molto simili tra loro. Ma la datazione può influire in maniera decisiva sul loro valore. Le immagini più antiche, risalenti al periodo Heian, sono estremamente rare e spesso in cattive condizioni. Il periodo Kamakura (1185-1333) è probabilmente il più interessante, in quanto artisti straordinari, come Unkei e Kaikei, hanno prodotto una serie di incredibili immagini naturalistiche di divinità e monaci.
Durante il periodo Muromachi, il buddismo Zen è salito alla ribalta e l'arte buddista si è gradualmente concentrata più sulla pittura che sulla scultura. Le repliche dei modelli antichi vennero eseguite a partire dal periodo Edo e la datazione può essere spesso desunta dall’espressione del volto della figura, oppure dal materiale.
2. La qualità mantiene il suo valore
Come spesso accade nel campo dell’arte, il mercato delle sculture buddiste può oscillare, con periodi o stili che perdono o acquistano valore. Nonostante questo, un’opera straordinaria risalente a qualsiasi periodo, manterrà comunque il suo valore.
Una serie di fattori contribuiscono a decretare il valore di una scultura buddista, tra cui lo stile in cui la figura è modellata e l’abilità dell’artista.
Quando si fissa il proprio budget è bene acquistare un’opera del più alto livello che ci si può permettere, prediligendo la qualità alla quantità.
3. Mai giudicare un’opera basandosi esclusivamente sulle fotografie
Come regola generale, non bisognerebbe mai acquistare una scultura tridimensionale senza averla vista dal vivo. Un’opera orrenda può venire molto bene in foto, come viceversa. Maneggiare fisicamente un’opera permette di studiarne le varie componenti e di valutare le condizioni e gli eventuali restauri. Una volta che si inizia a sviluppare una propria memoria visiva, si può essere in grado di identificare i piccoli dettagli, che testimoniano che qualcosa non va nell’opera.
4.Le condizioni sono importanti
Come in qualsiasi altro settore dell’arte, le condizioni dell’opera sono un aspetto importante per decretarne il valore.
Bisogna d’altro canto essere realistici, calcolando l’antichità di molte sculture buddiste e la fragilità del legno, c’è la possibilità che molti esemplari abbiano subìto qualche forma di restauro. È fondamentale conoscere l’effettiva ampiezza di un restauro per valutare correttamente una scultura buddista giapponese.