Gli jizai okimono sono figure di animali realisticamente realizzate in ferro, rame, shibuichi o shakudo. Le articolazioni sono dunque snodabili come avviene in natura e i modelli più utilizzati per queste opere sono draghi, uccelli, pesci, serpenti, aragoste, granchi e insetti.
Si conoscono solo pochi pezzi datati; il più antico è un drago che porta la firma di Myochin Muneaki e la data 1713; sempre del XVIII secolo esiste poi una farfalla firmata da Myochin Muneyasu (1753). Gli armaioli della famiglia Myochin hanno probabilmente iniziato a produrre questi okimono (figure ornamentali) come diversificazione della loro attività in tempo di pace a partire dalla metà del periodo Edo. Durante questo periodo - infatti - il calo della domanda di armi e armature consentì agli artigiani maestri nella lavorazione del ferro di esprimere la loro creatività nella produzione di tali affascinanti oggetti. Gli animali snodabili prodotti durante il XVIII e XIX secolo cominciarono ad essere esportati in occidente a partire dall’epoca Meiji (1868-1912), insieme a quelli prodotti in questo periodo, primi fra tutti quelli usciti dallo studio di Takase Kozan, uno dei principali produttori di jizai okimono. I pezzi prodotti in questo periodo sono generalmente più leggeri in quanto prodotti con lastre di metallo molto più sottili e malleabili.
Il termine “jizai okimono” sembra abbia origini moderne: nel 1893, al Chicago World's Columbian Exposition, l'artigiano Itao Shinjiro (Kiyoharu, b. 1842) espose un animale articolato descritto come kusshin jizai Tsubasa no okimono (okimono con le ali che si muovono liberamente dentro e fuori) e la parola jizai si ritrova ancora sulla scatola di un drago articolato acquistato dal Museo Nazionale di Tokyo nel 1911. L'unica iscrizione conosciuta risalente al periodo Edo che fa riferimento ad un animale articolato descrive invece un drago come bunchin (fermacarte).