Il paravento giapponese, noto come byōbu, è un pannello pieghevole, il cui nome viene tradotto letteralmente con 'protezione dal vento'. Lo scopo originario di questo paravento, infatti, era quello di schermare le correnti d'aria nelle case giapponesi, caratterizzate dalla classica struttura aperta.
Si pensa che il paravento giapponese byōbu sia un manufatto unico nel suo genere, tipico esclusivamente della cultura nipponica; in realtà, esso proviene originariamente dalla Cina. Il paravento pieghevole byōbu è stato, infatti, ritrovato all'interno di alcune tombe della Dinastia Han, risalenti al 200 a.C.. I paraventi cinesi, inizialmente, venivano utilizzati come partizioni ed erano realizzati con cornici in legno e cerniere in pelle.
Quando tale manufatto giunse in Giappone, prese l'attuale forma moderna detta byōbu. Tuttavia, il processo di innovazione ebbe inizio soltanto in seguito, e precisamente nel periodo Muromachi (1392-1568), quando il paravento giapponese divenne un oggetto d'uso comune piuttosto popolare.
Il paravento giapponese veniva realizzato con pannelli di carta, affinché risultasse leggero e facile da trasportare. Si tratta di un oggetto facilmente trasferirle da una stanza all’altra data la sua leggerezza e compattezza una volta piegato. Per questo motivo i paraventi sono sopravvissuti molto più spesso che le fusuma (porte scorrevoli) a incendi e terremoti, catastrofi strettamente legate con il Giappone.
Perso l'utilizzo originale, questo oggetto venne adoperato per molteplici altri scopi: durante le cerimonie del tè, come sfondo per concerti e danze, come recinzione nei riti buddisti.
Nei periodi successivi, la popolarità del byōbu continuò a crescere: i samurai erano soliti esporre tali oggetti nelle loro case, come simbolo di ricchezza e potere. Di conseguenza, il paravento giapponese cominciò ad impreziosirsi e a presentare ornamenti esclusivi, realizzati con foglie d'oro e pitture colorate, che catturavano l'attenzione degli spettatori.
I dipinti del paravento giapponese erano concentrati, generalmente, nella parte inferiore: ciò avveniva a causa della consuetudine, tipica della cultura giapponese, che prevede che le persone si siedano a terra. Per questo motivo, le opere d'arte erano comunemente situate all'altezza degli occhi.