Tra il 1600 e il 1615 il Giappone fu unificato sotto lo shogunato dei Tokugawa e la capitale venne spostata a Edo (Tokyo). Vennero instituite una serie di regole per la classe samuraica (Buke Sho-Hatto) con specifici requisiti sia per quanto riguardava le arti civili che per quelle militari. La più importante di queste regole prevedeva che i samurai mantenessero la loro impostazione militare anche in tempo di pace. La spada rimase duque un oggetto importate per i samurai, sia in quanto arma che come simbolo di autorità.
Ciò che cambiò di maggiormente in seguito all’unificazione del Giappone fu la facilità con cui le informazioni, le persone e i materiali cominciarono a muoversi attraverso la nuova nazione. Prima di allora infatti i fabbri erano sempre rimasti confinati nelle loro scuole, imparando dai precedenti maestri e con la possibilità di accedere esclusivamente alle materie prime locali. Tutto ciò mutò profondamente durante il periodo Edo quando cominciarono a spostarsi nelle grandi città, dove trovarono un mercato più fiorente, scoprirono nuove tecniche ed ebbero a disposizione un acciaio più economico e di miglior qualità. Si trattò di un grade cambiamento che portò alla creazione di un nuovo stile, diverso da quello delle “vecchie spade” (kōtō).
In quel periodo le più grandi città del Giappone erano Edo, il centro dello shogunato, e Osaka, centro degli affari del commercio e dell’industria. In queste due città si svilupparono due stili ben definiti: il primo, dalle linee forti ed eleganti, venne creato per soddisfare la classe dei samurai, mentre il secondo, influenzato dal gusto dei ricchi mercanti, era più elaborato e decorativo e spesso includeva una ricca montatura.
La produzione delle spade declinò gradualmente e già all’inizio del XVIII secolo era difficile trovare un bravo spadaio, a causa della naturale diminuzione della richiesta di armi durante un periodo di pace.
L’arte della produzione della spada tornò in auge con l’apparizione di Suishinsi Masahide e della tradizione shishinto… Ma questa è un’altra storia.