NBTHK 14º Juyo Tōsogu
Periodo Edo, XVII secolo
Hakogaki di Sato Kanzan
Il monte Fuji viene rappresentato da Donin in quattro diversi contesti, utilizzando la sua tipica tecnica dello shippo (cloisonné): tra le nuvole, sotto la luna, affiancato ad una pineta e con il cielo sereno.
La tecnica dello shippo consiste nell'applicazione di polvere di vetro, lo yuyaku, su un fondo metallico e nel far poi fondere il vetro in forno. Questa antica tecnica esisteva già fin dal periodo Asuka e alcuni esemplari di opere realizzate con questa tecnica sono conservate nel tesoro dello Shosoin a Nara. Dopo questo periodo, la tecnica però scomparve e non si ha traccia di opere in shippo fino alla fine del periodo Muromachi.
Hirata Donin iniziò la sua carriera a Kyoto. Nel 1611, in seguito a un incarico di Tokugawa Ieyasu, iniziò a lavorare esclusivamente per lo shogunato, e si trasferì quindi a Edo. La sua peculiare tecnica lo rese famoso in tutto il Giappone e le sue opere rappresentano un unicum nel panorama della produzione artistica dei primi anni del periodo Edo. La tecnica di Hirata è diversa da quella conosciuta finora e le opere non somigliano ai doro-shippo opachi utilizzati fino a quel momento. Donin difatti utilizzava yuyaku trasparenti ed era quindi in grado di produrre un effetto unico. La famiglia Hirata ha tramandato la tecnica inventata da Donin come "issi-soden", cioè insegnata solo ai figli o ai diretti successori, e tale “segreto di bottega” rimase tale fino al periodo Meiji.
Questi quattro kozuka presentano uno sfondo in shakudo lucido e raffigurano il monte con toni azzurro-verdi, ricoperto di neve bianca. Le immagini presentano anche colori rossi, verdi, gialli e blu intenso e intarsi dorati, dettagli cesellati e altri con intarsi argentati e dorati (suemon zogan)
Tutti questi kozuka sono opere eccellenti, realizzate nello stile caratteristico della prima generazione Hirata, Donin, alla quale si possono senza dubbio attribuire, seppur, come di consueto, non firmati.