16 x 15 x 14,5 cm
Questa potente mizusashi è caratterizzata da una decorazione forte e asimmetrica. Dalla linea naturale, emana un’energia primordiale che porta chi la osserva a chiedersi quali siano le dinamiche della sua realizzazione. La superficie del contenitore presenta un'invetriatura naturale su un lato mentre l’altro è lasciato in argilla grezza con qualche leggero effetto di koge (bruciatura) e hidasuki (segni rossastri ottenuti bruciando della paglia sulla creta). Il lato invetriato, ovvero quello che viene mostrato agli ospiti durante la cerimonia de tè, è decorato con un disegno particolare: si tratta del risultato dell’invetriatura naturale dovuta alle ceneri nel forno che, una volta accumulate, si fondono con l’argilla creando uno smalto dagli effetti unici. Il nome Matsugane (“radice di pino”) è inspirato alla superficie della parte invetriata del contenitore, nervosa e intensa, ed è stato inscritto sulla mizusashi in lacca rossa da Gengensai (1810-77), undicesimo maestro della scuola Urasenke e figura di rilievo della storia della cerimonia del tè.
La mizusashi è l’oggetto più grande che viene utilizzato durante la cerimonia e contiene l’acqua che viene usata sia per preparare il tè, sia per lavare gli utensili di bambù e le tazze. Durante il periodo Muromachi, si usava per questa funzione prevalentemente vasellame cinese ma, a partire dal periodo Momoyama (1573-1615) entrarono in voga anche le ceramiche di Bizen e di Shigaraki. La produzione di ceramiche di Bizen (Bizen-yaki) iniziò alla fine del periodo Kamakura (XIII- XIV secolo) e prende il nome dal luogo di produzione, ovvero Inbe nella provincia di Bizen (ora prefettura di Okayama). Le Bizen-yaki sono facilmente riconoscibili per la loro durezza, paragonabile a quella del metallo, e per il loro tipico colore rossastro. L’effetto dell'invetriatura naturale è il risultato dell’azione delle ceneri durante il processo di cottura nella fornace; ne risulta un’incredibile varietà di ceramiche, ognuna diversa dall'altra per la forma e gli effetti sulla superficie.
Questa mizusashi Ko-Bizen, presenta senza dubbio i canoni dell’estetica wabi-sabi: una bellezza discreta e primitiva che risiede più dalle imperfezioni che dalle simmetrie. Shin’ichi Hisamatsu (1889-1980), maestro zen, già professore di studi religiosi all’Università di Kyoto, ha classificato l’estetica Giapponese in sette concetti distinti, la maggior parte dei quali possono essere usati per descrivere questa mizusashi: asimmetria spontanea e naturale (fukinsei) totale assenza di ostentazione e libertà di interpretazione dell’osservatore (kanso), naturalezza e spontaneità, ovvero l’abilità dell’artista di vuotare la mente e lasciare che il processo creativo scorra liberamente (shizen); un lato profondo e imperscrutabile che rimane celato alla mente umana (yugen).
Grazie alla sua linea asimmetrica e naturale, questa mizusashi emana una potente aura primordiale. Mentre un latro del contenitore presenta un’invetriatura naturale, l’altro è lasciato in semplice argilla grezza, fatta eccezione per qualche leggero effetto di koge (bruciatura) e hidasuki (segni rossastri ottenuti bruciando della paglia sulla creta). Il lato con l’invetriata, quello che viene mostrato agli ospiti durante la cerimonia, è il risultato del processo di cottura durante il quale la cenere si accumula sulla superficie d’argilla e, fondendosi con essa, crea uno smalto dagli effetti unici.
Nr. Inventario: 960