Inizio XVII secolo
Inchiostro, pigmenti e foglia d’oro e d’argento su carta.
166 x 360 cm
Su questo paravento è rappresentato un campo di garofani selvaggi (nadeshiko; Dianthus superbus) in fiore, illuminati dalla luce della luna che sorge. I fiori sono disposti nella metà inferiore del paravento, raggruppati a intervalli ritmati, su tre registri orizzontali diversi e incorniciati da nuvole d'oro che si confondono con il cielo, anch'esso dorato. Tra i garofani sono visibili dei fiocchi d’argento che intendono rappresentare il terreno umido sotto la tenue luce lunare. La piccola collina da cui emerge la luna è ricoperta da minuscoli pini che aggiungono un elemento drammatico di distanza spaziale alla composizione.
I fiori autunnali come i garofani, la lespedeza e l’eulalia, sono celebrati nella poesia e nella pittura giapponese fin dalle origini. I garofani, chiamati anche tokonatsu, appaiono nel poema precedente all’ottavo secolo Man’yōsh e in dipinti come il rotolo illustrato della Storia di Genji, caratterizzato dalla presenza delle piante autunnali.
Sia le raffigurazioni sui paraventi del periodo Muromachi (1336-1573) sia la loro rappresentazione nei dipinti arrotolabili, sono caratterizzate dalla presenza della poetica associazione tra la luna e i fiori dell’autunno. Nel periodo in cui venne eseguito questo paravento, l’associazione tra le piante autunnali e la luna era già un motivo tipico del repertorio dei paraventi yamato-e e delle pitture murali a tema nativo. I paraventi raffiguranti nadeshiko come unico soggetto apparirono solo a partire dalla metà del XVII secolo, durante il periodo Edo. Questo paravento che presenta la combinazione dei i garofani con la luna parzialmente nascosta dalla collina sullo sfondo, è probabilmente il più antico conosciuto con questo soggetto.
Anche se non è facile datare con precisione quest’opera, molti elementi e caratteristiche comparabili con quelle di altri paraventi ci permettono di collocare il paravento nei primi anni dl XVII secolo. A partire dal tardo medioevo apparirono con una certa frequenza sui paraventi i fiori autunnali, ma i paraventi raffiguranti esclusivamente i garofani erano rari. Troviamo ad esempio una coppia di paraventi, paragonabili a questo, all' Idemitsu Museum of Arts in cui sono rappresentati dei garofani in un paravento e dei papaveri nell’altro. Un esemplare simile si trova nel Museum of Fine Arts di Boston, sul quale sono però rappresentati esclusivamente garofani, accostabile per lo stile all’artista Tawaraya Sōtatsu (d. ca. 1641). Un’altra opera paragonabile alla presente è il Campo d’Orzo della Burke Collection al Minneapolis Institute of Art, un paravento singolo risalente ai primi anni del XVII secolo che raffigura la maturazione del grano e presenta, anche questo, fiocchi di foglia d’argento sul terreno. Al contrario delle opere citate in cui i fiori vengo dipinti direttamente su una superficie uniforme in foglia d’oro, questo paravento presenta delle nuvole d’oro dalla forma arrotondata che creano una separazione tra i gruppi di fiori e la collina in lontananza. La disposizione delle nuvole contribuisce a creare una sottile modulazione dello spazio pittorico che ritroviamo in opere precedenti ma non in quelli della stessa epoca, come i dipinti di Idemitsu conservati nei musei di Boston e Minneapolis.
La maggior attenzione allo spazio pittorico della presente opera richiama lo stile precedente dei dipinti su paraventi Yamato-e.
La storia dell'evoluzione della pittura su paravento con soggetto esclusivamente floreale, come i così detti “paraventi Musashino” non è molto chiara.
Nonostante ciò, prendendo in considerazione l’evoluzione della rappresentazione degli iris in esempi ben noti come i paraventi con iris di Ogata Kōrin (1658-1716), custoditi nelle collezioni dei musei Nezu e Metropolitan, è possibile che questo tipo di composizioni traggano le loro origini da dipinti narrativi con figure o con poesie e che si siano in seguito trasformati in composizioni decorative con motivi esclusivamente floreali.
I paraventi di Musashino che rappresentano un campo di erbe e fiori dell’autunno tra i quali si nasconde una luna piena ai piedi del monte Fuji, provengono probabilmente da un’illustrazione di una poesia o da una variante decorativa del dodicesimo capitolo dell’Ise Monogatari, un racconto del X secolo.
Il garofano, così come altri soggetti floreali nell’arte giapponese, può avere diversi significati a seconda del livello di lettura.
Il capitolo del Genji Monogatari intitolato “Tokonatsu”come il fiore, si basa sulla descrizione del colore del garofano come metafora per la bellezza femminile, un’associazione questa ancora oggi in voga. In una poesia tratta dall’antologia Kokinshū (905 circa) viene creato un gioco di parole sull’omofonia del nome del fiore con “Toko”, letto.
Nemmeno la polvere
può toccarle, sento,
da quando hanno fiorito
dove io e il mio amore ci siamo addormentati
Su coperte rosa di fiori
In questo paravento non è immediata l’allusione dei garofani alle relazioni umane. Questa flessibilità di significato è particolarmente adatta alla funzione decorativa dei paraventi da esporre in particolari occasioni, in linea con la stagione ed evidenzia la loro immutabile potenza espressiva.
Matthew McKelway Professor of Japanese Art History, Columbia University
Miyeko Murase Professor Emerita, Japanese Art History, Columbia University]
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