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Attorno alla metà del periodo Edo, verso il XVIII secolo, sia gli uomini che le donne indossavano un tipo di kimono chiamato kosode (“a manica piccola”), un abito senza tasche chiuso con una fascia, chiamata obi, attorno ai fianchi. Ma mentre le donne usavano riporre piccoli oggetti all’interno delle maniche, gli uomini portavano i loro accessori appesi a questa fascia; i sagemono (letteralmente “cose sospese”) potevano essere borsellini, sacche di tabacco o inrō in lacca all’interno di cui si riponevano sigilli ed erbe medicinali. Ognuno di questi era legato ad una doppia corda di seta di circa 20 cm al termine della quale era legato un netsuke: quando il sagemono era indossato la corda era quindi posta dietro alla obi, con il netsuke in alto a mo’ di fermo. Per questa ragione i netsuke sono sempre forniti di due fori nella parte inferiore o posteriore, detti himotoshi, dentro i quali si fissavano le corde. Nei netsuke più antichi, quelli veramente utilizzati come spiegato, troviamo spesso un foro più grande e uno più piccolo: i due cordini venivano infilati assieme nello stesso foro e poi annodati, così che il nodo venisse nascosto dentro il foro più largo del netsuke
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