Armature da samurai originali: Tutto quello che devi sapere.

16 Maggio 2018

Quando sono state prodotte le armature da samurai?

 

L’armatura giapponese come oggi la conosciamo si forma tra il decimo e l'undicesimo secolo come evoluzione dei prototipi più antichi, composti da grandi piastre metalliche. E’ tuttavia solo tra il dodicesimo e il quindicesimo secolo che essa completa la sua evoluzione. All’inizio di questo periodo - che possiamo definire come “medioevo” - il samurai combatte ancora a cavallo e l’arco è la sua arma principale. L’armatura di questo periodo viene chiamata ô-yoroi (letteralmente “grande armatura”) ed è concepita per affrontare battaglie tra cavallerie. L’elmo (kabuto) è semisferico, composto da piastre rivettate, e prevede una protezione per il collo (shikoro) la cui piastra superiore, molto larga, prosegue in avanti per poi ripiegarsi all’indietro come protezione per il volto contro le frecce (fukigaeshi). La corazza è costruita in un unico pezzo con piccole piastre di ferro annodate tra loro, così da essere al contempo resistente e abbastanza flessibile.

 

Di che materiale sono fatte le armature da samurai?

 

Incredibilmente, la struttura delle armature da samurai originali non è cambiata di molto nel corso dei secoli. La costruzione tradizionale prevedeva che centinaia di piccole piastre in ferro o in cuoio (kozane) venissero legate con fettucce di seta o pelle. Tale costruzione fu più tardi semplificata con l’utilizzo di piastre più grandi rivettate tra loro o ancora legate in seta come nelle armature più antiche. Il ferro era spesso ricoperto di lacca per evitare che si arrugginisse e tale uso è rimasto invariato per seicento anni. Il bambù, contrariamente a quanto spesso si legge, non è mai stato utilizzato per le armature originali da samurai, essendo riservato alle armature da allenamento.

 

Dove venivano costruite le armature da samurai?

 

Il Giappone feudale era strutturato in regioni controllate da un daimyō. A seconda dell’importanza e della ricchezza di tale daimyō ci poteva quindi essere o meno una scuola di armaioli specifica del feudo. Alcune tipologie di armature da samurai sono quindi immediatamente riconoscibili come specifiche di certe zone, ma la maggior parte di quelle realizzate nel periodo Edo erano prodotte da botteghe autonome che vendevano i loro prodotti nella capitale e che venivano lì acquistate dai samurai di tutto il Giappone.

 

Perché in Giappone si sono prodotte armature così a lungo?

 

In Europa, con l’introduzione delle armi da fuoco l’abilità in combattimento dei soldati divenne sempre meno importante. La mobilità, viceversa, divenne un elemento strategico della scienza militare e a partire dal 17º secolo, quando le armi da fuoco divennero efficaci anche contro le migliori armature, queste divennero una spesa inutile. Si noti comunque che corazze complete furono utilizzate da generali e comandanti di stirpe reale fino al secondo decennio del Settecento. Questo era infatti il modo più pratico per osservare il campo di battaglia da cavallo restando protetti dal fuoco dei moschetti nemici.

 

In Giappone le armi da fuoco vennero introdotte nel 1543, quando la prima nave portoghese approda sull’isola di Tanegashima. E’ l’inizio di una nuova era per l’armatura giapponese. Nasce fin da subito l’esigenza di produrre armature che fossero pratiche da utilizzare e semplici da realizzare e riparare, le cui piastre fossero particolarmente resistenti ma non troppo pesanti. Si perfeziona quella che viene comunemente chiamata “armatura moderna” (tosei gusoku); i cambiamenti sono radicali e coinvolgono ogni singolo elemento dell’equipaggiamento. Il kabuto diventa più resistente e pesante per reggere ai colpi degli archibugi, mentre i fukigaeshi perdono la loro funzione difensiva e diventano piccoli e puramente decorativi. La corazza () viene ora costruita con piastre di grandi dimensioni legate in modo semplice o addirittura rivettate ed è sempre divisa in due o più sezioni incernierate per essere indossata velocemente. Come i fukigaeshi, anche i sode diventano più piccoli oppure spariscono, mentre vengono aggiunte protezioni leggere al volto (mengu), alle braccia (kote) e alle gambe (haidate). I vantaggi di questa nuova armatura sono molteplici: più resistente ma più economica da costruire, è anche più agevole in battaglia e in caso di pioggia i lacci non si appesantiscono dell’acqua assorbita.

 

Ma allora perché anche in Giappone, come in Europa, le armature da samurai non vennero abbandonate? Perchè con l’inizio del periodo Edo, nel 1615, in Giappone vennero bandite tutte le armi da fuoco e non ci fu quindi quel perfezionamento delle tecniche che resero l’armatura giapponese inutile. Inoltre il Giappone visse isolato in tre secoli di pace e la tosei gusoku, concepita per far fronte a una situazione di guerra civile, paradossalmente rimase in voga anche dopo l’unificazione del Giappone e per il successivo periodo di pace. Se infatti è comprensibile che in un primo momento le armature venissero ancora prodotte perché gli eserciti dovevano comunque restare attivi e prevenire rivolte e tradimenti, è comunque fondamentale capire come anche successivamente l’armatura ricoprì un ruolo fondamentale, ovvero quello di divisa ufficiale del samurai, da utilizzare ed esibire per le occasioni importanti.

 

Le armature da samurai erano utilizzate per combattere?

 

La maggior parte delle armature da samurai che vediamo in giro risalgono al periodo Edo (1615-1867) e non furono mai utilizzate per un combattimento poiché l’ultima battaglia che si combatté nel Giappone dei samurai fu quella di Sekigahara, nel 1600. 

Tuttavia, tra le imposizioni dello shogunato durante il periodo Edo, la più importante fu certo la residenza obbligata a Edo, il sankin kotai, una ingegnosa trovata finalizzata ad impoverire e al contempo controllare i propri feudatari (daimyō). Questa imposizione prevedeva infatti che periodicamente tutti i daimyō si recassero a Edo - e lo facessero con costosi e sfarzosi cortei (daimyō gyoretsu) - per rifornire lo shogunato di soldati e per lasciarvi i propri familiari come ostaggi. La doppia residenza tra la capitale e il proprio feudo e la necessità sociale di condurre una vita sfarzosa durante la permanenza a Edo, portarono quindi allo svuotamento delle casse dei vari daimyō, a beneficio - tra le altre cose - di una produzione di armature da samurai elegantissime, sontuose e stravaganti. Questo clima rilassato di stabilità politica porta infatti l’armatura ad essere un importante simbolo di status sociale e non più un mezzo di difesa; per questo motivo durante il periodo Edo (1603-1867) l’abilità dei fabbri si sposta più verso le caratteristiche estetiche che non verso quelle funzionali. A partire dalla metà del 18º secolo lo sfarzo di lacche e legature colorate, l’impiego di bordure e ornamenti cesellati e dorati su tutta l’armatura e la continua ricerca di decori insoliti sono la vera caratteristica delle armature di questo periodo. Alcuni armaioli si specializzarono poi nelle tecniche di lavorazione a sbalzo (uchidashi) producendo , menpo e kabuto di straordinaria qualità. In questo periodo tornarono in auge le ô-yoroi e le dô-maru del ricco stile medievale, con sode di grandi dimensioni e complesse legature che mettessero in risalto l’abilità dell’armaiolo, e si produssero tra le più belle armature mai realizzate.

Nel 19º secolo le guerre sono ormai un ricordo lontanissimo e sebbene la tendenza ad imitare i modelli antichi in chiave lussuosa non accenna a diminuire, tuttavia iniziano a scomparire gli armaioli di vero talento, coloro che erano innanzitutto maestri nella lavorazione del ferro e  che sapevano costruire elmi e maschere che erano opere d’arte.

 

Esistono armature da samurai moderne?

 

Nel 1870, due anni dopo la restaurazione Meiji, il Giappone entrò in una nuova fase storica con l’abolizione della struttura feudale; la classe dei samurai non esiste più e assieme ad essa scompare la necessità di indossare un’armatura. Per questo motivo non è appropriato parlare di “armatura da samurai originale” se questa è stata costruita dopo il 1870 per il semplice fatto che la sua naturale destinazione d’uso non poteva essere quella di vestire un samurai quanto piuttosto quella di decorare la casa di un turista europeo o americano.

 

Come si riconoscono le armature originali da samurai antiche?

 

Occorre naturalmente un po’ di esperienza per riconoscere una armatura originale da samurai ma fortunatamente non è una cosa così difficile. Le tecniche utilizzate dagli artigiani dell’antico Giappone sono infatti così raffinate e difficili che oggi pochissime persone sono in grado di realizzarle e paradossalmente una armature costruita oggi con quelle tecniche costa più di una originale antica! Le armature da samurai costruite come imitazione sono sempre di basso livello qualitativo e facilmente riconoscibili anche perché molto simili tra loro.

Un pericolo maggiore proviene invece dalle armature composite, ovvero che si presentano come armature antiche originali ma sono di fatto assemblate con elementi antichi di diverse armature. In questo caso occorre un po’ più di esperienza per saper riconoscere se gli stili delle varie parti sono congruenti, anche in presenza dello stesso tipo di colori, sete e laccatura.

 

Come si monta una armatura da samurai?

 

Il modo tradizionale di montare una armatura da samurai originale è su un supporto in legno appoggiato alla cassa dentro la quale l’armatura stessa veniva conservata. L’utilizzo di manichini antropomorfi è invece tipica delle collezioni europee della fine del 19º secolo e si può quindi trovare in antiche collezioni quali il Museo Stibbert o il Museo Chiossone. I musei moderni spesso utilizzano basi moderne al posto delle scatole originali dell’armatura come base per il montaggio

 
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