La scuola Umetada e l’opera di Myōju

La scuola Umetada fu uno dei centri nevralgici delle arti legate alla spada tra il tardo periodo Momoyama e l’inizio dell’epoca Edo. Nata a Kyōto, si distinse per versatilità e altissima qualità, operando in tutti i settori connessi alla katana: restauri, horimono, suriage, kinzogan-mei, realizzazione di habaki e rimontaggi — lavori commissionati perlopiù tramite la collaborazione con la famiglia Hon’ami, che avevano l’esclusiva per i servizi di politura e di perizia.

Una testimonianza fondamentale dell’attività della scuola è rappresentata dallo Umetada Meikan, un testo che registra oltre cinquant’anni di commissioni eseguite dai principali membri della scuola e che lascia intendere anche un’attività commerciale nella compravendita di lame.

Paradossalmente, sebbene oggi la fama della scuola — e in particolare di Myōju — sia legata soprattutto a lame e tsuba, è assai probabile che si trattasse inizialmente di produzioni marginali, destinate più a soddisfare un gusto colto di amici e familiari, piuttosto che a rifornire committenze ufficiali. Tra i nomi più rappresentativi ricordiamo due artisti di prim’ordine, Mitsutada e Myōju, affiancati da due eccellenti artigiani, Myōshin e Jusai, e da un altro autore significativo: Hikobei.

Umetada Myōju

Myōju fu un artista profondamente innovativo, dotato di straordinario gusto e curiosità tecnica, capace di fondere con originalità fonti classiche e sperimentazione. Le sue tsuba rappresentano uno dei vertici artistici nella storia del tosōgu.

Secondo la genealogia familiare, sarebbe stato il venticinquesimo discendente di Sanjō Munechika (X secolo), che abitava a Kyōto, nel quartiere di Sanjō, in una zona detta Ume-ta-da (“campo dei pruni”), da cui deriverebbe il nome della famiglia. Una leggenda vuole che nel 1416 l’Imperatore ne convalidasse la trascrizione nei kanji “Umetada”, concedendo anche un kamon con un’onda entro un cerchio.

Myōju nacque nel 1558. Il suo nome di nascita era Hikojirō, in seguito modificato in Shigeyoshi e poi in Muneyoshi. Intorno ai quarant’anni prese i voti e assunse il nome Myōju. Una lama da lui firmata all’età di 61 anni, datata Genna 4 (1618), conferma indirettamente l’anno di nascita. Le fonti principali sulla sua attività sono lo Umetada Meikan e un piccolo ma prezioso corpus di lame firmate e datate, tra cui quattro che riportano anche l’età dell’autore — dato assai raro.

Myōju si formò come horimonoshi (incisore di lame), il che gli fornì una base tecnica di alto livello che, contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni studiosi, gli permise di realizzare personalmente anche le tsuba. Possiamo distinguere nella sua opera due fasi stilistiche ben definite:

• La prima, in ferro, fortemente influenzata dalla scuola Ko-Shōami, presenta decorazioni in nunome-zōgan con motivi geometrici — greche, losanghe — in oro. Lo stile è relativamente convenzionale, ma la qualità esecutiva è straordinaria. A questa fase appartengono anche le tsuba più prossime a Mitsutada, figura che potrebbe aver ricoperto il ruolo di maestro per Myōju.

• La seconda fase inizia verso il 1619, anno in cui Myōju si trasferì nel villaggio di Takagamine, fondato da Hon’ami Kōetsu — figura cardine della nascente scuola Rinpa. Qui l’artista sviluppò un linguaggio completamente nuovo, ispirato alla pittura Rinpa, impiegando metalli dolci come il sentoku con superfici modellate, ricche di niku irregolare, e motivi decorativi vegetali (quercia, vite, bergamotto), secondo un’estetica più libera e sontuosa, tipica della sensibilità Momoyama. L’influenza di Kōetsu fu decisiva, così come quelle di Tawaraya Sōtatsu, Gotō Kōjō e degli artigiani tessili del distretto di Nishijin, dove si trovava la bottega.

Le sue tsuba hanno spesso forma nade-kaku gata, di grandi dimensioni, con bordo uchikaeshimimi o kaku-mimi, a seconda del materiale. Utilizzò ferro, shakudō, suaka (rame) e un particolare ottone (sentoku) trattato con la tecnica kusarakashi, impiegando una soluzione acida per produrre una texture reticolare simile alla ji-yasuri. A seguito di questo trattamento, le incrustazioni in hira-zōgan risultavano molto più lisce e leggermente in rilievo e dunque simili, per effetto visivo, alla lacca maki-e (sumi-e zogan). Una caratteristica distintiva di molte sue tsuba è lo smusso diagonale attorno al nakago-ana, sul lato firmato. 

Le firme più comuni sono in yojimei (quattro caratteri) disposti ai lati del seppa-dai, con “Umetada” da un lato e “Myōju” dall’altro. In alcuni esemplari, talvolta più antichi, compare invece la sola firma “Umetada”. È plausibile che l’artista riservasse il proprio nome personale alle opere di maggior pregio, apponendo invece la firma collettiva della scuola alle produzioni minori — una prassi frequente anche per altri maestri, come Mitsutada. È tuttavia interessante notare che non si conoscono tsuba firmate con i nomi precedenti “Shigeyoshi” o “Muneyoshi”, impiegati invece per alcune lame, ed è quindi possibile che le opere firmate solo “Umetada” siano sue, ma realizzate prima della tonsura.